CAPITOLO I
UN OASI DI ORDINE NEL DISORDINE
Cosi si nasce
La disposizione casuale di più elementi è uguale a una delle possibilità di scelta consapevole di ordine.
Il caos di un bosco e sottobosco, l’intreccio apparentemente casuale di rami, foglie, steli, fusti è frutto di un ordine pensato? E se cosi fosse, che senso ha un ordine talmente complesso da risultare disordinato? Se la natura avesse disposto casualmente tutto il creato, ignorando leggi matematiche e fisiche, avrebbe ottenuto il solito risultato con minore dispendio di energie e di tempo.
Conoscevo un bibliotecario che aveva milioni di libri, e pretendeva di catalogarli per ordine alfabetico, in ordine di spessore, per numero di pagine, colore della copertina, contenuto, lettori a cui è destinato, anno di edizione, casa editrice, autore, nazionalità etc.. il risultato fu che ogni libro aveva un suo scaffale unico e un’etichetta con su scritto l’autore, la data di edizione, la casa editrice, il numero di pagine, la nazionalità, il colore della copertina..
Per esempio nel grandissimo scaffale etichettato “copertina celeste, con immagini, destinato a tutti i lettori, storia fantastica, 124 pagine, edizioni Tascabili Bompiani, Maggio 1993, Francese, Antoine de Saint-Exupéry” si trovava un solo libro intitolato ‘Il Piccolo Principe’.
Lasciamo da parte i libri e torniamo alla natura.
Nell’immensità del disordine di una selva, non troppo vicina a ogni centro abitato e abbastanza lontana da poter godere del buio della notte e del profumo dell’aria fresca, viveva un bambino; non era un bambino speciale, non aveva niente di diverso dagli altri bambini di città, amava giocare e inventare storie con la fantasia. L’unica differenza era che non aveva un nome, del resto viveva solo e un nome non gli sarebbe servito a niente, non aveva certo bisogno di presentarsi per nome agli animaletti che di tanto in tanto gli facevano visita.
Era cresciuto così, solo, ma non in solitudine, nella selva ma non da selvaggio; la natura e le esperienze furono i suoi genitori, le foglie di quercia il suo giaciglio, gli abeti e i faggi il suo riparo, il cielo stellato la sua culla; la terra, quella che sporca e che tanto è temuta dagli uomini di città, fu il suo suolo e l’erba e le foglie cadute la sua strada; il sole fu la sua unica luce e fonte di calore, la luna il suo appiglio nella notte tenebrosa; il cinguettio degli uccelli fu la sua musica preferita , il vento tra gli alberi, lo scroscio del ruscello, le gocce di rugiada che dagli alberi cadono sul suolo assetato furono per lui l’armonia perfetta.
Quella piccola fetta di disordine, ai suoi occhi, era quanto di più ordinato poteva esistere. A un occhio inesperto e disamorato sarebbe sembrata una parte di foresta come le altre, dove il sottobosco ostacola il cammino, dove gli alberi si intrecciano tra loro senza motivo e si stagliano verso l’alto nell’assurda lotta verso il sole, dove l’assordante rumore dei volatili non permette di godere il silenzio; ma per Lui non era così. Lui conosceva ogni particolare della sua casa , amava l’immensa ragnatela che univa i due faggi al centro, adorava le forme geometriche formate dall’intreccio dei rami sopra la sua testa, e si divertiva a camminare sull’ombra che formavano sul suolo nelle calde giornate di sole d’estate. Aspettava il grecale per vedere le lunghe dita della quercia protrarsi verso l’abete che sembrava sorridere e scuotersi per il solletico; quando invece era giornata di libeccio osservava il dolce inchino dei cipressi che si prostravano di fronte a un corteo di nuvole in fuga da chissà quale pericolo. Annusava i fiori che crescevano spontanei nelle poche radure e assaporava la rugiada che nella notte si posava leggera sui loro petali; consigliava alle api fiori su cui posarsi per creare nuovi gusti di miele, chiedeva alla quercia di non crescere troppo in altezza per lasciare un po’ di luce ai piccoli germogli di abete che stavano crescendo. Lui era la natura e la natura era in Lui, così era cresciuto, considerando ogni elemento al suo pari. Non aveva mai avuto bisogno, o la necessità di aver bisogno, di altro.